dipendenze

Dipendenza da Sostanze

Per dipendenza si intende una alterazione del comportamento che da semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica Con il termine dipendenza, però non si intende solo quella da droghe e farmaci, ma anche la dipendenza da esercizio fisico, la dipendenza da internet, la dipendenza da cibo e il gioco d’azzardo, ecc. La diagnosi delle varie dipendenze si basa universalmente sui criteri indicati nel Manuale internazionale di statistica e diagnostica dei disturbi mentali (DSM), strumento di diagnosi che applica la relativa stabilità dell’analisi descrittiva dei sintomi di patologie mentali in un periodo minimo di osservazione. Secondo il DSM, « Per dipendenza si intende una modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a menomazione e a disagio clinicamente significativi, come manifestato da tre (o più) delle condizioni seguenti, che ricorrono in un qualunque momento dello stesso periodo di 12 mesi: tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti: il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato; un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità della sostanza; astinenza, come manifestata da ciascuna dei seguenti: la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza (riferirsi ai Criteri A e B dei set di criteri per Astinenza dalle sostanze specifiche); la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza; la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto; desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza; una grande quantità di tempo viene spesa nel procurarsi la sostanza (per esempio, recandosi in visita da più medici o guidando per lunghe distanze), ad assumerla (per esempio, fumando “in catena”), o a riprendersi dai suoi effetti; interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative e ricreative a causa dell’uso della sostanza; uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza (per esempio, il soggetto continua ad usare cocaina malgrado il riconoscimento di una depressione indotta da cocaina, oppure continua a bere malgrado il riconoscimento del peggioramento di un’ulcera causato dell’assunzione di alcol) »

Qual’è il trattamento e come si cura la dipendenza da sostanze?

Numerose evidenze scientifiche mostrano l’efficacia della psicoterapia cognitivo-comportamentale  per il trattamento della dipendenza da sostanze.

Consisterà essenzialmente in un’analisi funzionale del disagio per comprendere come e quando combattere il desiderio, aumentare la capacità di difesa e motivazionale, attuare delle tecniche specifiche dell’approccio cognitivo-comportamentale per apprendere nuovi comportamenti che porteranno il paziente a respingere la sostanza.

Dipendenza da alcol

alcolismo

COSA CI SPINGE A BERE UN DRINK DOPO L’ALTRO?
LA RISPOSTA NEI NOSTRI NEURONI

Un nuovo studio ha dimostrato che l’alcol è in grado di modificare sia la struttura che la funzionalità di una specifica popolazione di neuroni situata nella regione del cervello nota per regolare le nostre azioni dirette a uno scopo: sono queste alterazioni che parrebbero spingerci ad un ulteriore consumo di alcol.

Una ricerca condotta dal Dipartimento di Neuroscienze dell’Università del Texas, in collaborazione con il Dipartimento di Neurologia dell’Università della California, ha dimostrato che l’alcol è in grado di modificare sia la struttura che la funzionalità di una specifica popolazione di neuroni situata in una regione del cervello nota per regolare le nostre azioni dirette a uno scopo. Sono proprio queste alterazioni che parrebbero spingerci ad un ulteriore consumo di alcol.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista The Journal of Neuroscience e, secondo il Dr. Wang, primo autore della ricerca, apre nuove potenziali prospettive per il trattamento dell’alcolismo. La regione del cervello coinvolta è lo striato dorso-mediale, una formazione di sostanza grigia situata alla base di ciascuno dei due emisferi cerebrali. La maggioranza delle cellule che lo compongono è costituita dai cosiddetti neuroni spinosi medi, che sono ricoperti da recettori di dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato in presenza di stimoli che producono motivazione e ricompensa. Questi recettori possono avere un’azione eccitatoria, se di tipo D1, o inibitoria, se di tipo D2, sui comportamenti diretti ad uno scopo.

In un esperimento sui topi, gli autori hanno dimostrato che cicli ripetuti di somministrazione sistematica di alcool non solo inducono un aumento persistente dell’attività e dell’eccitabilità dei neuroni spinosi medi di tipo D1, ma incrementano anche la complessità della loro ramificazione dendridica, con un’azione che si estende quindi alla loro struttura cellulare.

Si tratta dunque di una forma di plasticità sinaptica e strutturale di tipo maladattivo, in cui un’ampia popolazione di neuroni che controlla l’apprendimento legato al rinforzo subisce una modifica sia funzionale, che morfologica. Spiega il Dr. Jun Wang:

“L’assunzione periodica di una grande quantità di alcool abbassa la soglia di attivazione dei neuroni D1, dando vita ad un circolo vizioso: più si assume alcool, più aumenta la voglia di bere.”

Aspetto ancora più interessante per i possibili risvolti in ambito clinico, è la scoperta che il blocco dell’attività dei neuroni D1 determina, nei topi ‘alcolisti’, una diminuzione del loro consumo di alcol.

Questa ricerca non soltanto mette in luce i meccanismi cellulari che contribuiscono all’alcolismo, ma apre anche nuovi e promettenti scenari per il possibile sviluppo di un trattamento specifico che riduca il desiderio di alcool andando proprio ad agire sui neuroni dello striato dorso-mediale.

 

Per saperne di più:

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Dipendenza affettiva

La Dipendenza affettiva è una condizione relazionale che rende il soggetto dipendente affettivamente al proprio partner generando grande sofferenza e malessere. I soggetti con dipendenza affettiva, solitamente, hanno grandi difficoltà a riconoscere i propri bisogni e desideri, privilegiando invece i desideri e i bisogni del partner. Spesso i soggetti con dipendenza affettiva tendono a concentrare tutte le loro energie in questa forma disfunzionale d’amore, con l’unico intento di ricevere riconoscimento e approvazione. Attività per se stessi, cura personale e percorsi di crescita vengono parzialmente o totalmente abbondanti in quanto ritenuti poco importanti. Un altro aspetto centrale in questi soggetti è il profondo senso di inadeguatezza che sperimentano: si sentono non amabili, dei falliti, non all’altezza e per compensare questi sentimenti insopportabili, vedono l’auto-sacrificio come unico aspetto positivo per la loro vita affettiva.

Qual’è il trattamento per la Dipendenza affettiva?

La psicoterapia può essere molto utile per superare la sofferenza scaturita dalla Dipendenza affettiva. La prima fase consiste proprio nel’acquisire consapevolezza del disturbo, come primo passo per l’eliminazione della dipendenza stessa. Lo psicoterapeuta adotterà delle tecniche cognitivo-comportamentali per individuare gli schemi disfunzionali e i pensieri intrusivi del paziente per poi ristrutturarli cognitivamente.