Attacchi di panico

Sintomi, cause, cura e trattamento efficace

Gli Attacchi panico e il Disturbo di panico sono classificati come disturbi d’ansia e sono considerati tra i fenomeni sintomatologici più diffusi in Italia e nel mondo

Una ricerca di Repubblica.it (2013) indicava che circa 10 milioni di Italiani hanno avuto un attacco di panico almeno una volta nella loro vita.

Il disturbo ha solitamente un esordio tardivo (tarda adolescenza o prima età adulta) e colpisce maggiormente le donne (3 volte di più rispetto agli uomini).

L’attacco di panico può essere descritto come un episodio improvviso di paura molto intensa, accompagnata da reazioni fisiologiche, in assenza di un reale pericolo e dunque, apparentemente, senza una causa reale. Sebbene l’attacco di panico possa manifestarsi anche solo una volta, diverse persone arrivano a sperimentare episodi ripetuti: in questo caso, spesso, il panico ricorrente è scatenato da una situazione specifica come, ad esempio, il parlare in pubblico o prendere la metropolitana – in particolar modo se, precedentemente, quel contesto ha già causato un attacco di panico.

Il verificarsi di un singolo episodio di panico, o anche di episodi ripetuti, tuttavia, non è di per sé sufficiente per diagnosticare, invece, il Disturbo di panico: quest’ultimo, infatti, viene rilevato quando, in seguito ad un attacco di panico, la persona va incontro a:

  • Preoccupazione costante di avere altri attacchi
  • Preoccupazione persistente riguardante le conseguenze degli attacchi
  • Modificazioni significative del proprio stile di vita, come tentativo di evitare o prevenire ulteriori attacchi

Il disturbo di panico è relativamente diffuso, con un’incidenza che varia tra 1,5 % e 3,5 % della popolazione; gli attacchi di panico isolati, invece, sono anche più comuni, interessando circa il 30 % della popolazione. Le sue conseguenze a lungo termine, sulla vita quotidiana di chi li sperimenta, possono essere di varia natura e gravità:

  • Peggioramento della qualità di vita
  • Aumento del rischio dell’abuso di sostanze
  • Aumento del rischio di suicidio
  • Peggioramento delle performance lavorative o scolastiche
  • Compromissione delle relazioni interpersonali e sentimenti

 

Sintomi degli attacchi di panico

I sintomi di un attacco di panico sono simili per ognuno, ma possono variare per combinazione ed intensità: non tutti, infatti, avvertono lo stesso insieme di sintomi.

Tipicamente, i sintomi degli attacchi di panico si manifestano con:

  • Senso di pericolo o di minaccia incombente
  • Aumento della frequenza cardiaca
  • Sudorazione
  • Brividi
  • Nausea
  • Vampate di calore
  • Sensazione di soffocamento
  • Dolore o fastidio al petto
  • Crampi addominali
  • Affanno o mancanza di respiro
  • Vertigini
  • Sensazione di svenimento
  • Sensazione di stordimento
  • Tremori o tensione muscolare
  • Torpore o formicolio
  • Paura di perdere il controllo
  • Paura di morire
  • Paura di impazzire
  • Sensazione di irrealtà

Sebbene anche l’ansia sia, spesso, accompagnata da sintomi fisici come tachicardia o nausea, quello che rende riconoscibile un attacco di panico è l’intensità e la durata dei sintomi. Gli attacchi di panico, infatti, raggiungono generalmente la massima intensità nell’arco di 10 minuti – o meno – per poi iniziare lentamente a placarsi. A causa dell’elevata intensità dei sintomi, e della loro somiglianza con quelli dei disturbi cardiaci, respiratori o della tiroide, le persone che sperimentano un attacco di panico si rivolgono frequentemente a specialisti medici, o al pronto soccorso, nella convinzione di avere disturbi fisici gravi.

Il panico può comparire in maniera inaspettata, risultando estremamente spiacevole e causando grande paura; spesso, chi ha fatto esperienza di uno o più attacchi può iniziare a preoccuparsi eccessivamente di avere un altro episodio e, di conseguenza, cambiare il proprio stile di vita nel tentativo di evitare la manifestazione dell’attacco di panico. Nonostante gli attacchi di panico, in realtà, non siano pericolosi per la salute, essi possono alterare in maniera significativa la qualità di vita delle persone.

Cause dell’attacco di panico

Non è possibile, al momento attuale, stabilire con certezza quali siano le cause degli attacchi di panico o del Disturbo di panico, sebbene siano stati identificati alcuni fattori che giocano un ruolo determinante nell’insorgenza:

  • Fattori genetici
  • Stress ambientali
  • Temperamento predisposto ad un’aumentata sensibilità allo stress o alle emozioni negative

I fattori genetici sembrano giocare un ruolo complesso nel Disturbo di panico. Nonostante, però, i dati provenienti da studi scientifici su gemelli sembrino suggerire un’ereditarietà familiare, non sono stati ancora isolati i geni responsabili. In parte, questa difficoltà è però dovuta alla stretta interconnessione e influenza tra molteplici fattori genetici ed ambientali: i geni, quindi, fanno sì che una persona sia maggiormente predisposta a sviluppare un Disturbo di panico.

Lo stress in generale, o eventi altamente stressanti, possono scatenare un attacco di panico, anche se non in tutte le persone, e anche se non tutte le persone che sperimentano attacchi di panico sono state sottoposte ad eventi stressanti. Ad ogni modo, eventi stressanti come separazioni, lutti e cambiamenti importanti possono indurre, in persone predisposte, un attacco di panico.

Per quanto riguarda il temperamento, inoltre, alcuni specifici aspetti caratteriali sono stati messi in relazione con i disturbi d’ansia in generale: ad esempio, l’”affettività negativa”, vale a dire, la tendenza a sperimentare una vasta gamma di emozioni negative in risposta ad una varietà di situazioni, anche in assenza di eventi obiettivamente stressanti, sembra strettamente correlata allo sviluppo di ansia e panico. I pazienti con Disturbo di panico, inoltre, sembrano avere un’aumentata capacità di riconoscere le sensazioni relative all’attivazione fisiologica. In aggiunta, una caratteristica denominata “inibizione comportamentale”, ovvero un pattern comportamentale caratterizzato da timidezza, ritiro e paura delle novità, risulta prevalente nelle persone che soffrono di attacchi o Disturbo di panico.

Cura e trattamento efficace
del Disturbo di Panico

Come accade per la quasi totalità dei disturbi di stampo psicologico, attualmente i programmi di trattamento del panico prevedono un percorso di psicoterapia unita, eventualmente, ad un trattamento farmacologico, a seconda dei casi e della loro gravità.

Farmacoterapia per il Disturbo di Panico

I farmaci che vengono impiegati nel trattamento del Disturbo di Panico sono, attualmente:

  • Antidepressivi triciclici
  • IMAO
  • SSRI
  • Benzodiazepine

I farmaci da soli, tuttavia, risultano essere meno efficaci della combinazione di questi ultimi con una psicoterapia e, in primo luogo con la Terapia Cognitivo – Comportamentale (CBT).

La Terapia Cognitivo – Comportamentale
per il Disturbo di Panico

La Terapia Cognitivo – Comportamentale del disturbo pone le sue basi nel Modello Cognitivo del Panico, elaborato da David Clark: secondo il modello, gli attacchi di panico sono il risultato delle interpretazioni catastrofiche che la persona elabora per dare un significato a sensazioni fisiologiche, di fatto, non patologiche; il trattamento cognitivo – comportamentale, quindi, si focalizza sulla riformulazione delle suddette interpretazioni, attraverso l’uso di una molteplicità di tecniche.

Diversi studi hanno dimostrato come la Terapia Cognitivo – Comportamentale (CBT) sia la forma di trattamento più efficace per gli attacchi di panico ed il Disturbo di panico. I vantaggi della CBT includono:

  • Maggiore riduzione dei sintomi
  • Minore durata del trattamento
  • Maggiore stabilità nel tempo dei risultati terapeutici
  • Minore probabilità di ricadute

La prima fase della terapia usa uno strumento chiamato Psicoeducazione, che prevede che al paziente vengano fornite delle informazioni accurate su quello che accade durante un attacco di panico e cosa questo sia effettivamente. Molte persone che sperimentano i sintomi del panico, infatti, sono significativamente preoccupati del fatto che questi, a lungo andare, possano farli “impazzire” o ammalare fisicamente. Un’informazione corretta aiuta il paziente a sviluppare una visione più realistica e meno catastrofica degli attacchi di panico.

Le fasi successive della Terapia Cognitivo – Comportamentale del Disturbo di Panico prevedono, tipicamente, una combinazione di interventi differenti tra loro:

  • Training di rilassamento. Le tecniche di rilassamento possono rivelarsi utili nelle prime fasi del trattamento del Disturbo di Panico; quelle che più di frequente vengono utilizzate in terapia ed insegnate ai pazienti sono il Rilassamento Muscolare Progressivo o i training di respirazione. Queste possono apportare dei benefici terapeutici riducendo la tensione muscolare che alcuni pazienti sperimentano cronicamente come risposta al panico.
  • Ristrutturazione cognitiva. Questa tecnica permette di sviluppare una maggiore consapevolezza dei pattern di pensiero che innescano e aumentano il panico (distorsioni cognitive) e di sostituirli con pensieri più equilibrati e realistici. La ristrutturazione cognitiva aiuta a formulare interpretazioni meno catastrofiche e più adattive, allo scopo di aumentare la capacità del paziente di gestire le sensazioni fisiologiche del panico. Le distorsioni cognitive tipiche del Disturbo di panico sono, nello specifico:
  • Pensiero tutto o nulla. Le situazioni e le persone vengono giudicate in modo estremizzato, senza considerare le sfumature.
  • Vengono utilizzate affermazioni autoriferite che iniziano con “Devo…” o “Dovrei…” e che hanno l’effetto di abbassare l’autostima ed aumentare il senso di colpa.
  • Etichettamento. Questa distorsione comporta affermazioni negative e giudicanti su di sé e sulle altre persone.
  • Mindfulness. La Mindfulness è una pratica terapeutica meditativa che fornisce gli strumenti per accettare le sensazioni del panico, nel momento in cui vengono sperimentate, senza giudicarle. La meditazione Mindfulness ha lo scopo di riportare la consapevolezza della persona al momento presente, e si è rivelata molto efficace nell’aiutare i pazienti a sperimentare le sensazioni fisiche spiacevoli senza reagire negativamente ad esse, interrompendo il circolo vizioso che alimenta il panico.
  • Esposizione. Questa tecnica contrasta la tendenza naturale della maggioranza delle persone che soffrono di attacchi di panico o ansia: evitare le situazioni che potrebbero innescare le sensazioni fisiologiche temute, o evitamento. Quest’ultimo, però, impedisce alla persona che ne fa uso di realizzare che il panico e le sensazioni fisiche da esso indotte non sono davvero pericolose. L’esposizione, quindi, aiuta i pazienti ad affrontare quello che, normalmente, eviterebbero: le situazioni che provocano ansia. L’esposizione viene utilizzata in una fase più avanzata della terapia, in cui il paziente ha già imparato a padroneggiare le tecniche di rilassamento, di mindfulness e la ristrutturazione cognitiva. Gradualmente, la persona inizia a confrontarsi con gli stimoli temuti e, di conseguenza, evitati. Questi possono essere:
  • Esterni: oggetti, situazioni, attività
  • Interni: sensazioni fisiche, pensieri

L’esposizione, inoltre, può essere condotta sia in situazioni reali, o in vivo, sia, nei casi in cui questa non sia possibile, utilizzando l’immaginazione del paziente.   

Riferimenti:

  • American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta editione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • American Psychological Association. Answers to your questions about panic disorder. [online] Available at: http://www.apa.org/topics/anxiety/panic-disorder.aspx
  • David H. Barlow (2007). Clinical Handbook of Psychological Disorders, Fourth Edition: A Step-by-Step Treatment Manual. New York: Guilford Press.
  • John I. Nurnberger, Jr, Wade Berrettini (2012). Principles of Psychiatric Genetics. Cambridge University Press
  • Pull, C. B., & Damsa, C. (2008). Pharmacotherapy of panic disorder. Neuropsychiatric Disease and Treatment, 4(4), 779–795.